top of page

ROBINSON - REPUBBLICA

logo ROBINSON_edited_edited_edited_edited.png

 

Malafemmina" la storia di una regista francese e di un'artista transessuale.

Lilith e Chloé l'amicizia va oltre

Screen Shot 2023-07-21 at 12.41.22.png

Lilith sorride. Chloé si accende una sigaretta. Tutto intorno Roma.

Ordinano caffè e spremuta d'arancia, parlano di amicizia, amore, intolleranza, aspettative.

La dimensione intima si fa presto politica. Come nel podcast Malafemmina, girato durante il Covid per Storytel e in questi giorni al Radio Lucia Festival, la storia di un incontro tra una regista francese e un'artista transessuale. La loro storia.

"La malafemmina è una donna affascinante e irraggiungibile che istiga timore. Il termine richiama donne adultere o prostitute, ma anche ballerine, canzonettiste o sciantose. Non basta però questo appellativo a descrivere Lilith", dice Chloé Barreau, autrice e regista di documentari che definisce non-fiction novel, ovvero storie di vita privata che entrano in risonanza con i grandi temi del presente e ti spingono oltre i pregiudizi. Lei, che è cresciuta giocando a calcio nelle strade di Parigi, l'anticonformismo lo respira da sempre. Figlia di un prete operaio che rinuncia ai voti per amore, nasce in una famiglia libera e a vent'anni incontra Roma a cui dedica il suo film d'esordio - Stardust Memories. Souvenir della Notte Trasteverina - ritratto di una generazione romana di fine secolo. La città diventa terreno di caccia, ma fino all'incontro con Lilith le sue esplorazioni si limitano a restare nei confini delle mura aureliane. Fuori, nelle strade di Roma est, è tutta un'altra storia. Che comincia, appunto, dall'incontro con Lilith Primavera nella libreria Tuba, un avamposto del pensiero femminista al Pigneto, quartiere brulicante di vita e umanità. L'occasione è un video per il 25 novembre, la giornata di lotta contro la violenza sulle donne organizzata da Non Una Di Meno: "Mi ha subito colpito la sua voce, bassa e profonda. Tra le donne filmate quel giorno, abbiamo scelto lei".

Lilith, creatura magica delle notti romane, invita Chloé a superare i confini, trascinandola prima al Discretissimo karaoke domenicale di cui è l'anima, uno spettacolo che chiama a raccolta i naufraghi della settimana e vince la malinconia cantando amori fluidi, corpi in transizione, femminilità conquistate. E poi alla Conventicola degli ultramoderni, locale di lustrini, eleganza anni Venti e raffinate performance teatrali. Le fa conoscere amici eccentrici come un anziano poeta di strada e una dj salutista, mostra le sue ferite andando a scavare nei ricordi d'infanzia e in quelli dell'adolescenza, ad esempio facendole ascoltare le registrazioni dei suoi colloqui con uno psicologo quando, poco più che ventenne, aveva finalmente trovato sé stessa. "Come ero ingenua, quante sciocchezze dicevo!", dice Lilith mentre accarezza il suo cane Ernesto.

Il viaggio diventa man mano più profondo: nelle quattro puntate del podcast si svelano i luoghi e le strade di Roma, ma anche una dimensione più intima, quella della transizione, che per una volta non viene arbitrariamente associata alla prostituzione o raccontata soffermandosi sugli aspetti più morbosi come la chirurgia estetica.

"La vita per alcune persone è solo un gioco, per altre qualcosa di terribilmente serio. A volte per essere chi si è bisogna cambiare, anche al costo di non riconoscersi più. Anche qui, nel mio privilegio posso dire di dover usare una buona dose di coraggio per non essere sopraffatta dai tabù. Io stessa sono stata un tabù, per qualcuno lo sono ancora. Ma restando coi piedi per terra, posso dire che ora sono libera", dice Lilith leggendo alcune pagine di un testo autobiografico ancora inedito intitolato Piccole gemme.

Oggi, seduta al tavolino di un bar di Roma, scuote la sua cascata di riccioli neri e spiega che non è stato per nulla facile. Riconoscersi, liberarsi, trasformarsi, vivere è stata una lotta. Ricorda la madre, alla quale deve il nome e pochi ricordi, perlopiù dolorosi. Elenca le difficoltà di una quotidianità da artista, che accanto agli aspetti più appariscenti, da diva della notte, mette in conto il precariato e la difficoltà di cambiare ruolo. "Ho fatto molti provini, ma in Italia sembra che non possano esistere parti per me: non mi ritengono adatta per un classico ruolo femminile e neppure per quello di una persona transessuale perché in quel caso vogliono un'immagine modellata su quella del travestito". Stereotipi un tanto al chilo che Lilith ha affrontato senza demordere, una parte dopo l'altra fino al riconoscimento nella serie tv Le fate ignoranti di Ozpetek: sullo schermo è Vera, transessuale del gruppo di amici di Michele, personaggio di finzione che aderisce alla sua esperienza personale.

 

Oggi, dopo tutta la strada fatta, vorrebbe che si parlasse di lei solo come un'attrice, una poetessa, una cantante, un'artista, una femminista. "Sono nata maschio, ma questo è solo un dettaglio. Transessuale è un aggettivo tra gli altri, fa parte di me ma non spiega tutto. Quando serve me ne faccio carico come attivista della comunità Lgbtq+, ma sogno un mondo in cui non sia necessario chiarire o rivendicare nulla". La sua identità è molto più complessa. Ed è qui che il discorso da intimo si fa politico. Il podcast Malafemmina risponde all'esigenza di cambiare immaginario sulla femminilità e la transizione, mette in chiaro quanto siano stupide le etichette. Diventa quindi uno strumento narrativo e di lotta transfemminista, che parla di Chloé e Lilith, ma riguarda ognuno di noi perché ha a che fare con la libertà, con il diritto di esistere e di emozionarsi.

 

Stefania Parmeggiani

10 Dicembre 2022

REPUBBLICA / ROBINSON

bottom of page