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MILANO MIX FESTIVAL

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Una figlia racconta la storia d’amore dei genitori. Solo che lui, Jean-Claude Barreau, era un prete cattolico di Parigi assai conosciuto.

E quando nel 1971 annunciò di voler sposare Ségolène fu scandalo vero. Bello come una star, Jean-Claude finì sulle copertine di settimanali e in TV. Oggi cosa resta di quella storia?

LA COLPA DI MIO PADRE

Un documentario di Chloé Barreau

Festival Mix 2014 di Milano - sezione ExtraMix

Recensione di Luigi locatelli

Quando Jean-Claude Barreau, 39 anni, prete, responsabile dei catecumeni della diocesi di Parigi, annuncia nel settembre 1971 il suo prossimo matrimonio, è scandalo. Di quelli veri. Di quelli di allora, quando ancora si poteva dire esistesse una società conservatrice capace di indignarsi. Son copertine di settimanali, perfino un dibattito TV

nel quale l’abbé Jean-Claude è chiamato a spiegare, e pure a difendersi dalle accuse.

Perché lui non era un prete tra i tanti, lui era una star. Bello come solo certi attori francese – la mia amica Cecilia E. giustamente dice: bello come Gérard Philipe – si era fatta solida fama quale prete operaio (Dio mio, chi mai userebbe oggi una simile categoria?), prete di marciapiede, di periferia e recuperatore di ragazzi sbandati, collocandosi nella zona di impegno sociale che in quegli anni si stava allargando nella Chiesa, mica solo francese (dice niente Don Milani?). Poi conosce Ségolène, infermiera, cattolica appassionata, e appassionatamente impegnata come si diceva nel sociale, ed è quella cosa lì, amore, attrazione.

Segue storia prima clandestina, poi l’annuncio al popolo dei fedeli e alle gerarchie: ci sposiamo.

Lo minacciano di esplusione. Jean-Claude deve scegliere e sceglie Ségolène.


Quarant’anni dopo è Chloé, la loro figli,a a raccontarne la storia, attraverso le interviste a papà (sempre bellissimo)

e mamma, attraverso il recupero di materiale documentario d’epoca, in primis il talk show televisivo di cui Jean-Claude Barreau fu il protagonista e un po’ la vittima designata.

Interpolando, ed è una bella trovata che funziona, con spezzoni di Io confesso di Hitchock, con il prete Montgomery Clift dilaniato tra i richiami dello spirito e quelli della carne nella persona di Anne Baxter.

Oggi nessuno più si scandalizzerebbe per gli amori di un ex prete (no, non diciamo spretato, è parola ignobile).

Se ci si appassiona a questo film è perché racconta, esemplarmente, di un amore contro il mondo che si nutre

degli stessi ostacoli e delle prove che deve superare, a confermare il teorema di Denis de Rougemont e del suo classico L’amore e l’Occidente secondo cui dalla lirica cortese in poi la stessa categoria di amore-passione si è costituita nella nostra cultura come lotta e antagonismo.

 

Ma la parte più interessante è quella che rievoca il turbinio e i fermenti delle esperienze cristiane nel cosiddetto sociale, dove l’engagement si pretendeva testimonianza della fede. A decenni di distanza viene il sospetto che si trattasse di un gigantesco equivoco, perché il territorio della Chiesa non può che essere, in primis, la fede, non

la rivoluzione. Tant’è che di quella stagione non è rimasto niente, solo cenere. Chi l’aveva percorsa e vissuta ha

poi abbandonato la Chiesa, imboccando diverse direzioni, compreso il militantismo politico esasperato e iper ideologizzato degli anni Settanta. Lo stesso abbé Barreau se ne va per sposarsi.

 

In questo, il film diventa, seppure involontariamente e inconsciamente, il viaggio dentro un’illusione, quello di chi

si sentiva parte di una Chiesa combattente per la giustizia sociale. Dimenticavo: Jean-Claude e Ségolène sono ancora insieme. Dice lei: “Sì, rifarei tutto, solo mi proteggerei di più, allora fummo buttati in pasto ai media e fu terribile”.

Il documentario è stato proiettato al Festoval Mix di cinema gaylesbico di Milano nella sezione ExtraMix, su storie

e fatti e persone di amori non gay ma comunque ai margini, di frontiera, di esplorazione.

LA COLPA DI MIO PADRE

Un documentario di Chloé Barreau

Festival Mix 2014 di Milano - sezione ExtraMix

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